Le Metope dei Templi di Selinunte al Museo Salinas di Gaetano Celauro

 

Le Metope dei Templi di Selinunte al Museo Salinas

 

Al Museo Salinas con Giorgio Lombardo e Silvana Tralongo Associazione Culturale “I Luoghi della Sorgente” .

Una breve premessa sul Museo , già Casa dei Padri della Congregazione di San Filippo Neri, dove nel primo cortile si erge in una fontana una statua del Glauco mentre nell’ altro cortile è stato posto un busto del prof. Antonio Salinas, che fece dono delle sue immense collezioni al Museo che ora porta il suo nome. Molte opere che prima erano in questi ambienti sona adesso nella Galleria di Palazzo Abatellis e questo museo raccoglie ora principalmente le collezioni archeologiche tra cui anche una donazione di archeologia etrusca poco pertinente con il territorio ma di grande interesse. Andando nello specifico a Selinunte, è stata situata nella nuova disposizione museale del “Salinas”, una riproduzione in scala del sito archeologico. E’il più grande sito di Europa ed osservando il modellino, si riscontrano le allocazioni dei luoghi principali , l’agorà , i templi, le strade di collegamento e le insulae. Selinunte fondata dai Megaresi non era una colonia primaria non aveva un teatro proprio sito invece a Megara Iblea che era nelle vicinanze il centro più grosso. In due sale del Museo sono esposte due tipi di metope , piccole e grandi, secondo dove erano collocate in cui si trovano raffigurazioni della Gorgone , della Sfinge, di Era, moglie di Zeus. Ci si immerge osservando le raffigurazioni , nel fascinoso mondo della mitologia greca che influenze notevoli ha avuto nella nostra cultura.

“La Sala di Selinunte raccoglie alcune metope asportate dai templi dell’antica città greca. Si tratta del complesso scultoreo più importante dell’arte figurativa greca d’ Occidente: dal tempietto Y provengono le metope raffiguranti la triade delfica, la sfinge, il rapimento di Europa, Helios, Selene e le Moire e altre. Le metope del tempio C rappresentano la quadriga di Apollo, Perseo che decapita la Gorgone ed Eracle. Le metope del tempio F, danneggiate, rappresentano la gigantomachia. Del tempio E sono invece rimaste le quattro metope con la lotta di Eracle con l’Amazzone, le nozze di Zeus ed Era, Atteone e Artemide e Atena ed Encelado.”(cit.)

E’ bene precisare che in mancanza di una sicura attribuzione al culto di un particolare divinità, i templi sono indicati con lettere dell’ alfabeto italiano. Non si vuole descrivere minuziosamente in questa sede il contenuto delle scene raffigurate in ogni singola metope ma metterne in risalto gli aspetti più curiosi ed intriganti legati a queste rappresentazioni mitologiche. Il figlio di Hera poco gradevole nelle sembianze fu fatto precipitare sulla terra tanto da restare zoppo. Il suo nome è Efesto o Vulcano e venne messo a lavorare con i Ciclopi come fabbro, divenendo il fabbro degli Dei. Le dee Demetra (Cerere per i Romani)e Atena. Demetra era sorella di Zeus e nella mitologia greca è la dea del grano e dell’agricoltura, artefice del ciclo delle stagioni, della vita e della morte. Ma nell’Olimpo vivevano insieme sempre in conflitto, figli e sorelle della grande divinità, Zeus. Vi era tra gli altri Apollo (in greco antico: Ἀπόλλων, Apóllōn) Dio del Sole (di cui ne traina il carro), figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una delle tre personificazioni della Luna (Luna crescente), insieme a Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante). La quadriga di Apollo è sul tetto del Teatro Politeama e rappresenta la potenza del sole. Fetonte, figlio di Apollo la volle guidare e la rubò ma dopo un maldestro percorso che vide bruciare una parte del cielo che divenne la Via Lattea, cadde colpito dalla collera di Zeus che gli lanciò un fulmine. Il messaggio che si vuole trasmettere in questa storia mitologica riguarda il sole che simboleggia l’energia e la quadriga che la governa che deve essere ben saputa presiedere. Abbiamo una raffigurazione del toro che riproduce l’episodio mitologico di Zeus, che si trasforma in animale per rapire Europa mentre coglie fiori su una spiaggia della Fenicia. Europa, cavalca il toro con atteggiamento timoroso tenendosi al corno destro del toro. Questa metopa è la più antica rappresentazione conosciuta di questo mito cretese, il cui soggetto non risulta molto noto. Entrando nel museo si vede una cornucopia la cui rappresentazione si collega al toro essendo un corno perduto dal fiume Acheloo nella lotta con Ercole per Deianira e riempito dalle Naiadi con fiori e di frutta, come simbolo dell’abbondanza. Il toro , a differenza degli altri animali, non era peraltro oggetto di sacrifici e sottoposto ad olocausto. Sempre in tema di tori, viene alla mente anche Pasifae, moglie di Minosse, re di Creta, da cui ebbe otto figli, di cui i più noti Androgeo, Fedra e Arianna . Secondo la versione più comune del mito, Poseidone inviò a Minosse uno splendido toro bianco affinché venisse sacrificato in suo nome. Il re di Creta però non obbedì al dio, ritenendo troppo bello quell’animale e ne sacrificò un altro: la vendetta di Poseidone non tardò ad arrivare. Infatti questi suscitò in Pasifae una passione folle per l’animale facendole desiderare appassionatamente di unirsi a esso. Accecata dal desiderio, chiese aiuto a Dedalo, rifugiatosi a Creta per sfuggire a una condanna per omicidio, che le costruì una vacca di legno cava nella quale entrare. Il toro montando la finta vacca ingravidò Pasifae che diede alla luce il Minotauro. E’ così che nasce il Minotauro che Minosse per la vergogna fece rinchiudere in un labirinto già destinato ai suoi nemici; Teseo, figlio del re ateniese Egeo ucciderà poi il Minotauro entrando nel labirinto con l’ausilio del filo di Arianna. Nelle grandi metope collocate nel tempio C desta particolare interesse quella che rappresenta Gorgone,la cui rappresentazione ricorda chiaramente quella di Caravaggio. Le Gorgoni erano in numero di tre, di cui una mortale , Medusa che vigilava sul tempio di Atena. Ad un tratto Poseidone si invaghì di Medusa suscitando l’ira di Atena che la trasforma in un mostro e la rinchiuse vicino Trapani in una grotta. Nelle metope si tratta poi del mito di Danae e della pioggia d’oro. Argo, città dalle mille torri era governata da Acrisio che aveva come unica figlia la bellissima Danae che non poteva succedere al padre. Questi andò a consultare un oracolo che gli profetizzò che Danae gli avrebbe dato un figlio maschio che però sarebbe stato causa della sua morte. Acrisio spaventato da tale infausta profezia, fece rinchiudere Danae in una terra temendo per la sua vita. Ma non si poteva andare contro il Fato e Zeus fece in modo che l’oracolo si avverasse; si trasformò in pioggia d’oro che fecondò durante un temporale Danae, da cui nacque il grande eroe Perseo.Molti quadri famosi ripropongono questo mito di cui il più famoso è quello di Rembrandt. Perseo come è noto,riuscì a prendere la testa di Medusa che pietrificava con il suo sguardo diretto. Perseo chiese aiuto ad Atena che gli diede lo scudo che rifletteva l’immagine, altri gli dettero i calzari per volare e l’elmo per rendersi invisibile. Dal collo mutilato della Medusa scaturì Pegaso il cavallo alato e Crisaore il gigante, entrambi figli di Poseidone. Perseo sollevò la pesante testa e la depose su un telo, in segno di pietà affinché la nuda terra non la insozzasse e con quel telo l’avvolse. Poi si alzò in volo con i suoi sandali alati per allontanarsi velocemente da quel luogo sinistro. Perseo raccolse pure il sangue colato di Medusa, che aveva proprietà magiche: quello che era colato dalla vena sinistra era un veleno mortale, mentre quello colato dalla vena destra era un rimedio capace di resuscitare i morti. Inoltre, un solo ricciolo dei suoi capelli, mostrato a un esercito assalitore, aveva il potere di sconfiggerlo. Mentre Perseo vola, il sangue dalla vena destra della testa della Medusa cadde nei pressi di Trapani e si trasformò in corallo da cui il locale corallo rosso mentre quello che proveniva dall’altra vena, scese nel deserto e si trasformò in serpenti e scorpioni. Ma durante una gara sportiva dove c’era il tiro del disco Perseo poi colpisce a morte il nonno facendo così avverare la profezia. Nelle grandi metopi è poi narrata un’altra storia, collegata alle famose “fatiche di Ercole”. E’ il mito di Eracle e i Cercopi come erano chiamati gli appartenenti ad un popolo forse proveniente dalla Libia che si era distinta per frodi e ruberie tanto da essere trasformata da Zeus in scimmie. Due di questi tentarono di rubare Ercole che li catturò e li appese a testa in giù così come raffigurati nella metope. In sintesi sono cinque le metope del tempio E posto fuori delle mura. Raffigurano Eracle in lotta contro l’amazzone Pentesilea, le nozze fra Zeus ed Hera, Atteone sbranato dai cani davanti ad Artemide, Atena che atterra il gigante Encelado e Apollo e Dafne. Selinunte chiamata dai greci “Selinùs”, deriva il suo nome da σέλινον (sélinon), il sedano che tuttora vi cresce selvatico, divenuto simbolo della monetazione della città. La città era sita proprio in riva al mare, fra due fiumi navigabili (il Modione-Selino ad ovest, e il Cottone a est) con due porti. La collina orientale di Selinunte costituiva un altra zona di culto il con tempio E in posizione più rialzata rispetto agli altri. Nelle metope del tempio E troviamo raffigurata la dea Artemide (Diana), sorella di Apollo che non volle saperne della vita sull’Olimpo e preferì vivere nei boschi, divenendo la dea della caccia portandosi con sé con cinquanta ancelle tutte vergini. Una di queste Calliope viene violata e per questo punita, cacciata via e trasformata in un orsa. Ma Zeus, mosso a pietà la trasformò in costellazione, quella dell’Orsa maggiore ;Le stelle per la maggior parte prendono il nome da episodi mitologici tratti dai grandi mitografi quale Ovidio, Omero, Esiodo, etc… In una metope del tempio E abbiamo Artemide con Atteone aggredito dai suoi cani, che era stato allievo di Chirone il centauro che era stato anche maestro di Achille nei combattimenti. I Centauri erano per metà uomini e per metà cavalli ed avevano un indole selvaggia e spesso si ubriacavano e litigavano. Michelangelo Buonarroti in una delle sue prime opere raffigura una “Centauromachia” dove appunto i Centauri invitati ad una festa di matrimonio si ubriacano e suscitano risse. Atteone, si ritrova raffigurato nella statua di fronte all’ingresso di Palazzo delle Aquile, sulla fontana di Piazza Pretoria. In questa metope Atteone è rappresentato quando si trova a caccia con i suoi cani e avendo il vento mosse involontariamente delle canne, vede Artemide nuda mentre faceva il bagno. Il Fato che tutto decide e consente ,volle così e Diana la quale non desiderava assolutamente essere vista, gli lanciò addosso delle gocce di acqua trasformandolo all’istante in cervo. Così trasfigurato Atteone non viene più riconosciuto dai suoi stessi cani da cui viene attaccato e sbranato e che dopo guaiscono disperati cercando il padrone di cui si erano fatti cibo. Tutto è deciso dal Fato anche se Atteone non aveva nessuna colpa. In questo episodio si esplicita la filosofia dell’antica Grecia pagana, diversa dalla concezione cristiana della colpa. E’ privo di senso pensare che si poteva agire diversamente. Quello che si è fatto era l’unica cosa che si poteva fare prescindendo dalla circostanza se sia una cosa buona o cattiva. Sul piano artistico è da porre in rilievo un particolare scultoreo di rilievo,riscontrabile negli inserti delle braccia e del volto degli dei. Essi sono di un materiale diverso rispetto al calcare, gli uomini sono tutti in calcare,a parte Giunone dalle bianche braccia che doveva essere assolutamente candida. E’ un particolare importante legato alla diversa colorazione ed al pregio del materiale del volto e delle mani. La donna come Atlanta, ha il viso in marmo e lo stesso vale per Giunone mentre Giove è di un materiale meno puro. Anche Artemide è diversa, di una scultura più plastica, più ricca di pathos,non proprio ellenistica ma di un periodo più tardo rispetto alle prime metope. Le sculture erano tutti colorate di rosso, blu e bianco, non in calcare come si vedono ora ma Il fondo era colorato mentre i vestiti erano bianche. La Gorgone che si vedeva dal mare da parte dei nemici ed amici era un segno di potenza ed insieme apotropaico diretta a magnificare e ad intimidire. I templi che erano fuori delle mura avevano anche una funzione di dimostrazione di forza e di potenza a voler significare che vi erano gli dei che proteggevano la popolazione. Nella metopa del tempio E dove è rappresentato il gigante Encelado occorre ricordare che ritrae un episodio della gigantomachia , la lotta che i Giganti ingaggiarono contro gli Dei dell’Olimpo, aizzati dalla loro madre Gea e dai Titani. Encelado combatte con Athena che lo cattura e lo scaraventa in Sicilia dove questi si scuote ,butta fuoco e procura i terremoti. Ancora in Grecia quando vi è una scossa si dice che è Encelado che si scuote sottoterra. Queste sono le curiosità della mitologia che rileva questi aspetti nascosti negli anfratti della sua storia.